La visita di Enrico III
Nel 1574 nel palazzo ebbe luogo un grande evento: la visita di Enrico III che dalla Polonia andava in Francia per assumerne la corona.
Enrico III, fratello di Carlo IX, re di Francia, aveva assunto all’inizio del 1574 la corona di Polonia, in seguito alla morte del fratello.
Mentre governava, con grande piacere dei vassalli, fu dalla madre informato della morte del fratello. Pur angustiato dal pensiero di dover abbandonare il regno da pochi mesi acquisito, era tuttavia sollecitato dall’idea di diventare Re di Francia; poiché, però, la rinuncia alla Polonia avrebbe dovuto essere sottoposta all’approvazione della Dieta e la riunione avrebbe richiesto tempi molto lunghi, decise di partire di nascosto verso Vienna, accompagnato da soli quattro compagni. Ebbe cura, tuttavia, di scusarsi con una lettera della fuga e di garantire il proprio sostegno affinchè la Polonia vivesse in pace. Accolto prima dai figli e dopo splendidamente dallo stesso imperatore, si trattenne a Vienna per cinque giorni e da lì chiese a Venezia di poter passare attraverso il suo territorio. Naturalmente la Serenissima manifestò grande soddisfazione e si adoperò perché fossero attribuiti gli onori dovuti al Sovrano sia durante l’attraversamento del territorio sia durante il soggiorno in città. Per Enrico III fu scelto il palazzo dei Foscari, che godeva della più bella vista del Canal grande, e furono preparati splendidamente anche i due palazzi contigui dei Giustiniani.
Queste le tappe nel territorio friulano:
> Pontebba: 10 luglio. Gli fu reso omaggio dal luogotenente del Friuli Gerolamo
Mocenigo e dai gentiluomini della Patria;
> Venzone: Qui passò la notte. Nei pressi della località fu omaggiato da Ludovico Gonzaga, duca di Nevers, e da quattro ambasciatori della Repubblica;
> Osoppo: Qui fu salutato da una salva di artiglieria e ricevette i signori di quel Castello;
> S. Daniele: Fu omaggiato da Alfonso II di Ferrara e con ciò si riconfermava l’amicizia che legava Casa d’Este alla corona di Francia;
> Spilimbergo: Fu accolto e onorato dai signori di quei luoghi;
> Sacile: Il 13 luglio giunse in città.
La Livenza, fiume rapidissimo, attraversa Sacile, illustre città per la collocazione, la nobiltà, i suoi abitanti, e ancora più illustre perché, essendo punto di passaggio, è stata molto frequentata da principi e signori che dalla Germania si spostavano verso l’Italia e viceversa.
Iacomo Ragazzoni, insieme con suo fratello Placido e altri si mosse per riverire il Re che era perfettamente a conoscenza delle capacità e delle sue imprese. Nulla fu risparmiato per rendergli piacevole il soggiorno, tanto che Enrico III si compiacque di conversare amabilmente e familiarmente con il padrone di casa e prese la decisione di fermarsi anche il giorno dopo, cosa che non aveva mai fatto nelle tappe precedenti.
Iacomo, che sapeva come intrattenere ospiti reali, preparò il palazzo: pose un trono con tessuti d’oro nel salone delle feste, utilizzò posate d’oro e organizzò una festa a cui furono invitate tutte le più belle donne ed eleganti signore di Sacile e dintorni, del Friuli ed anche di fuori.
Questa dimostrazione di allegria, magnificenza e generosità d’animo piacque talmente ad Enrico che, mentre era in procinto di partire, alla presenza dei duchi di Ferrara, Nevers, altri ambasciatori e nobili di Venezia, concesse a Iacomo di aggiungere allo stemma di famiglia i gigli di Francia con queste parole:
“Piacciavi di aggiungere alle regali rose d’Inghilterra i gigli della corona di Francia che saranno testimonianza del vostro valore e della magnanimità nei nostri confronti”.
“ Noi Henrico, Re di Francia e Polonia, vogliamo che tutti conoscano la grandezza di quelle genti che ci onorano e si adoperano per la nostra grandezza. Noi, ospiti a Sacile del nostro caro e diletto Iacomo Ragazzoni, cittadino Veneziano e da Lui con ogni affetto onorati, per questo, per la devozione per la nostra Persona, e anche per la nostra magnanimità verso di Lui, concediamo a Iacomo la facoltà di unire allo stemma della sua casata due dei nostri gigli . . . preghiamo inoltre i Re, i Principi, i Conti, i Marchesi, i Duchi e in particolare quelli che rappresentano la nostra Corte in Parlamento, di prendere atto delle nostre volontà e della nostra gratitudine per Iacomo e la sua famiglia. Per far fede a tutto ciò, sottoscrivo e appongo il nostro sigillo. Henrico III di Francia”