Te ra delle prof.sse Anna Maria Coan e Liviana Covre, foto di Silvio Vicenz
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Te ra delle prof.sse Anna Maria Coan e Liviana Covre, foto di Silvio Vicenz
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Premessa
Per onorare l’illustre ospite, Iacomo radunò tutta la famiglia nel Palazzo di Sacile.
Maria d’Austria, accompagnata dalle figlie e da un ampio seguito, era in cammino per raggiungere la Spagna, poiché chiamata da suo fratello Filippo II.
Per Maria era pronta la corona di Regina del Portogallo.
La gran dama non conosceva il fratello e Iacomo, che intratteneva rapporti d’affari e di politica con la corte spagnola, fu in grado di fornirle tante informazioni sul fratello.
Maria d’Austria fu in particolare deliziata dalla numerosa schiera delle figlie di Iacomo, tanto che rimase nel Palazzo sacilese per più giorni tra feste e riverenze.
EPISODIO 6: Iacomo Ragazzoni e tutta la sua famiglia ricevono nel loro palazzo l’Imperatrice Maria d’Austria.
L’affresco è stato staccato ed ora si trova a Dresda nel Staatliche Kunstammlungen.
A Sacile si possono ancora vedere le tracce dei lavori preparatori rimasti sia nelle parti più profonde: nel rinzaffo (o malta grossolana ottenuta con sabbia grossa), sia in quelle intermedie, nell’arriccio (o malta ottenuta con sabbia più fine). Si può notare come i tratti delle architetture siano impostati con grande evidenza e precisione; anche il centro usato dal pittore per tracciare l’arco sovrastante è ancora visibile. Visibili, infine, anche le sagome di alcune importanti figure.
Le autrici del testo ritengono opportuno analizzare anche l’affresco conservato a Dresda, per completare in modo più esauriente l’accostamento al ciclo di affreschi di Sacile.
Associazione Circolo della Cultura del Bello - Sacile - (Pordenone)
SALA
degli IMPERATORI
Iacomo Ragazzoni, attorniato da tutta la sua famiglia, riceve nella residenza sacilese l’Imperatrice Maria d’Austria con il suo seguito. Il 20 settembre 1581 Maria, figlia di Carlo V, vedova di Massimiliano II e sorella di Filippo II, che conosciamo già poiché raffigurato nel primo episodio del ciclo, viene ricevuta dall’intera famiglia Ragazzoni.
Il visitatore si renderà conto, probabilmente fin dal primo approccio, di trovarsi di fronte ad un’opera tanto diversa dalle altre: la scatola prospettica è stata costruita con diverso rigore scientifico, la linea dell’orizzonte è posta ad altezza d’uomo, il punto di fuga, anche se spostato a sinistra, cade all’interno della scena. La pavimentazione obliqua ci introduce al centro della stessa dove c’è il gruppo dei personaggi. Un muro tronco li esalta e contemporaneamente lascia vedere in lontananza un paesaggio: le colline di Caneva. Il tutto è racchiuso da elegantissime volte e colonnati classici o barocchi. Di particolare pregio è il meraviglioso soffitto a cassettoni della volta.
SALA
degli IMPERATORI
Testi a cura di Anna Maria Coan e Liviana Covre, Foto di Silvio Vicenzi
PALAZZO RAGAZZONI: SALA DEGLI IMPERATORI - DAGLI AFFRESCHI ALLA STORIA
Il tutto corona in modo adeguato l’evento: l’arrivo di Maria in compagnia della figlia Margherita ed altre dame di corte (a sinistra della composizione); di fronte a loro Iacomo in atteggiamento assolutamente ossequioso, al fianco la moglie Picabella e tutto intorno i figli, dai più piccoli (in primo piano) ai più grandi, disposti quasi in un fantastico girotondo. Tra i più grandi, dietro, si vedono i generi; l’intera famiglia è presente per rendere omaggio agli illustri ospiti. Le storie narrano che Maria gradì in modo particolare l’ospitalità dei Ragazzoni, tanto che decise di prolungare di qualche giorno la sosta. (Va segnalato comunque che il suo seguito suscitò ribellioni e tumulti della popolazione, sottoposta a pesanti vessazioni.)
I personaggi rappresentati, tutti, sono attentamente analizzati e studiati. Gli atteggiamenti poi sono quelli propri dei personaggi di così alto lignaggio: per il gruppo a lutto le vesti sono sobrie, sfarzose quelle dei Ragazzoni. Ognuno di questi personaggi vive in un proprio spazio e diversi sono gli stati d’animo dei presenti; i tratti del volto indicano che si tratta di ritratti ottenuti probabilmente dopo tempi di posa; quindi non archetipi o stereotipi alla moda, ma personaggi reali, ritratti con tecniche particolarmente raffinate, -vedi il chiaroscuro nei volti, le sfumature nei panneggi delle vesti, la sapienza nella costruzione dello spazio illusorio e gli equilibri perfetti tra solennità e spontaneità, tra il potere e la quotidianità-. Indubbiamente questo è un brano di grande qualità pittorica: dispiace che si trovi a Dresda e che la nostra città conservi solo alcune tracce.
Le osservazioni nate dall’analisi dell’affresco di Dresda ci inducono ad affermare la probabilità che autori diversi dal Montemezzano abbiano lavorato nella galleria degli Imperatori, dato che esiste una evidente disparità del linguaggio pittorico fra i primi comparti e l’ultimo.
Approfondimento sulla prospettiva
Per tutta l’antichità classica ed il medio evo non esiste distinzione fra ottica e prospettiva; in nessun caso fu posto il problema della rappresentazione artistica, anche se conosciamo esempi in cui anche il mondo classico si è posto il problema della collocazione prospettica delle storie narrate, ( si pensi alle pitture pompeiane).
Nel Medio Evo invece si affermarono schemi geometrici e formule empiriche vennero tramandate nelle botteghe d’ arte. Soprattutto nel trecento ci furono tentativi che si annunciarono molto vicini alla ricerca quattrocentesca. Nel Rinascimento avvenne il salto qualitativo fondamentale. Filippo Brunelleschi prima, Leon Battista Alberti poi, stabilirono le regole della costruzione prospettica superando il dualismo del periodo precedente fra la “scienza della visione (ottica) e la “scienza della rappresentazione pittorica” (prospettiva).
Nel cinquecento, periodo al quale appartengono gli affreschi di Sacile, il processo era fortemente astrattivo, presupponendo un punto di osservazione fisso, con visione da un solo occhio praticamente immobile.
Negli affreschi oggetto del nostro studio tale immobilità riguarda solo e sempre gli aristocratici, veri protagonisti delle scene, mentre i comprimari sono raffigurati in posture manieristiche e altamente dinamiche.
In seguito la prospettiva venne messa in discussione nella seconda metà dell’800 dagli impressionisti ed anche dai nascenti studi di psicologia sperimentale che contribuirono a far cadere l’idea di “prospettiva” come categoria unica, assoluta e sovrana della rappresentazione pittorica.