Palazzo Ducale - Venezia, Canaletto,1725

Il fenomeno delle trasformazioni sociali e politiche della Serenissima è legato a precise condizioni storiche, economiche e politiche. E’ necessario, quindi, fare un passo indietro per inquadrare la nascita e i primi sviluppi di quella “civiltà delle ville” che ha trasformato il territorio che noi oggi chiamiamo Nord Est.

Il nobile veneziano Girolamo Priuli, nel 1509, nei suoi diari annotava che, i suoi compatrioti, abbandonati i commerci marittimi e i viaggi, acquistavano “inebriatti case e terreni in campagna, traspagando il dopio di quello valeano…….poste sopra a dicte possessioni facevano palazi, casamenti che spendevano danari assai…..et non hera alcun cittadino et nobele …..che non avesse comprato almanco una possessione in terraferma….per potere andare in solazo”.

L’autore, con queste parole un pò acri, registrava una trasformazione che da tempo si andava compiendo nella società veneziana.

La Repubblica di S. Marco che aveva mantenuto il controllo politico solo su una fascia del territorio adriatico, nel 1404 decise di fare una serie di operazioni militari e politiche per eliminare le diverse signorie dell’entroterra, estendendo i suoi domini nella zona circoscritta grosso modo, a sud dal Po, ad ovest dall’oltre Mincio e a nord dalle Alpi. Dopo  decenni di guerre, inizia un periodo di pace. La nobiltà locale di tipo feudale fu costretta, pena la confisca dei beni, a soffocare la propria tradizione guerresca, e convogliò le forze verso la gestione dei possedimenti terrieri.

Parallelamente, anche la aristocrazia lagunare aveva cominciato ad operare investimenti fondiari nelle regioni assoggettate, ma questi non erano redditizi e rispondevano al principio dell’investimento della liquidità ottenuta con i traffici marittimi.

Infatti Venezia rimaneva ancora legata e protesa verso l’Oriente.

Intorno alla metà del XV sec., una serie di avvenimenti internazionali cominciarono a mettere in crisi il suo “Dominio da Mar”.  La presa di Costantinopoli nel 1452 da parte dei Turchi fu seguita nel 1461 dalla caduta di Trebisonda ad opera di Maometto II. (Con questa caduta si  estinsero le ultime vestigia dell’Impero Romano d’Oriente). Nel 1470 l’isola greca di Negroponte, retta dalla Repubblica Veneta fin dal 1209, dopo un lungo assedio, cadde in mano turca. Questi fatti inflissero ai traffici marittimi e mercantili veneziani una dura scossa che, di lì a poco, sarà accresciuta con la scoperta dell’America. Infatti progressivamente il Mediterraneo perse d’importanza. I traffici marittimi si spostarono altrove ed iniziò così il declino della potenza marittima veneziana. La Repubblica di S. Marco dovette cercare altri sbocchi per riaffermare la sua potenza e già nel 1454, con la pace di Lodi, che mise fine al lungo scontro fra Venezia e Milano, sancì la sua volontà di inserirsi fra i principali stati italiani, consolidando il proprio dominio nella terraferma.


Il Consiglio dei Dieci, nel 1460, ordina ai propri rettori di far eseguire piante e carte delle regioni governate per controllare, attraverso un completo rilevamento cartografico, le condizioni strutturali del Dominio, soprattutto della rete idrica, principale via di comunicazione.

Ma ci saranno alle porte ancora anni bui, quelli della lega di Cambrai, 1508. Guidati dal Papa Giulio II, stati italiani e stranieri si riuniranno per andare contro Venezia, che da sola seppe difendersi, anche se gli stati stranieri avanzarono fino alle porte della laguna veneta. La Serenissima riuscì, con il suo esercito e soprattutto con la abilità della sua diplomazia, a superare questa gravissima crisi.

Però per Venezia le conseguenze furono assai pesanti, infatti nonostante la riorganizzazione burocratica dello stato veneto e la fortificazione dei punti chiave, la Repubblica assistette al ripiegamento delle tradizionali attività di tipo mercantile e commerciale. Di conseguenza  dovette affidarsi allo sfruttamento agricolo di quelle terre di cui i nobili si erano assicurati le proprietà fin dal secolo precedente.


E’ una sorta di silenziosa rivoluzione del  territorio quella che si compie  verso la metà del ‘500, rivoluzione che vede lo stato affiancarsi all’iniziativa privata in grandi opere di bonifica dei  possedimenti paludosi ed improduttivi e nell’introduzione di nuovi e razionali metodi di coltivazione.

Nel 1556 la Serenissima creerà la “Magistratura dei Beni Inculti” che indicò nel possesso della terra la via da seguire per dare nuovo impulso a Venezia.


L’esito più vistoso del fenomeno è rappresentato dalle abitazioni in ville o in palazzi per permettere al signore di seguire da vicino le attività nei suoi possedimenti.

Si assisterà ad un progressivo mutamento delle abitazioni signorili di campagna: da casa per la villeggiatura ad abitazioni spesso auto celebrative del committente, della sua storia, della sua visione della società e della cultura. Naturalmente ci sarà tanta attenzione anche per l’organizzazione dei servizi atti a risolvere le esigenze del territorio di appartenenza  dei Signori.

E’ in questa fase storica che Sacile subirà parecchie trasformazioni, tanto da essere riconosciuta come ”Giardino della Serenissima”.

 

Girolamo Priuli, Doge nel 1559; Tintoretto

Venezia da un disegno di Francanzano Montalboddo

Villa Barbaro, Maser, foto S.Vicenzi

Associazione Circolo della Cultura del Bello - Sacile - (Pordenone)