L'ARRIVO DELL'IMPERATRICE MARIA D'AUSTRIA A SACILE


Testo a cura del dott. Elvi China


tratto da "SPECCHIO DE' PRELATI"

rappresentato nella vita di

Girolamo Ragazzoni Conte di San Odorico e Vescovo di Bergamo

riferita da Paolo Bonetti sacerdote dottore in sacra teologia protonotario apostolico


Nei giorni 20, 21 e 22 settembre 1581 la famiglia Ragazzoni, (nella Contea di Sant'Odorico, ospitò nel suo palazzo di Sacile l'imperatrice Maria d'Austria, figlia di Carlo V e di Elisabetta di Portogallo, vedova di Massimiliano II d'Asburgo e sorella di Filippo II re di Spagna. L'imperatrice era di passaggio in Friuli nel suo viaggio verso il Portogallo, intrapreso per motivi politici: Filippo II, diventato sovrano di quel Paese, dopo averlo occupato militarmente, preferì cederne la corona alla sorella Maria d'Austria, realizzando l'unione dei due Stati iberici e rafforzando i legami con l'impero che era stato di suo padre Carlo V. Arrivata in tarda età Maria d'Austria avrebbe voluto ritirarsi in un monastero, "a vivere il rimanente della sua vita in servizio di Dio con animo quieto", ma il fratello Filippo II la chiamò assieme alla figlia Anna Maria per assumere la corona del Portogallo. Il soggiorno dell'imperatrice a Sacile fu un avvenimento grandioso e lo splendido palazzo Ragazzoni divenne per alcuni giorni teatro di ricevimenti e di feste cui partecipò la nobiltà veneta e friulana. Fu I'apoteosi di una famiglia che nel giro di nemmeno un secolo era assurta ai fasti della ricchezza, della fama e del potere.


Qui di seguito si riporta in sintesi la cronaca delle tre giornate desunta dalle seguenti fonti:

- Gallucci Gioseppe, "La vita del Clariss.mo Sig.or lacomo Ragazzoni Conte di S.Odorico", Venezia 1611.

  1. -Bonetti Paolo, "Specchio de' Prelati rappresentato nella vita di Girolamo Ragazzoni Conte di S.Odorico e vescovo di Bergamo", Bergamo 1644.


I RAGAZZONI OSPITANO L'IMPERATRICE MARIA D'AUSTRIA NEL 1581


1. A SACILE "NOBILE SITO"

II passaggio per il Friuli

Dopo la morte del re Sebastiano di Portogallo, privo di eredi, e dopo varie vicende, il re di Spagna Filippo II, uno dei pretendenti al trono vacante, occupò quel regno militarmente e per conservarlo ne chiamò al governo la sorella Maria d'Austria, vedova dell'imperatore Massimiliano II, figlia di Carlo V e discendente dal sangue reale del regno di Portogallo per parte di madre (Elisabetta di Portogallo). Per andare dal fratello, l'imperatrice, assieme alla figlia Anna Maria, decise di passare per il Friuli.


Il palazzo Ragazzoni

I tre fratelli Ragazzoni, Giacomo, Girolamo e Placido, si adoperarono affinchè la "'la maggior Signora del Mondo" onorasse con la sua presenta il palazzo di famiglia, a Sacile. Tra gli innumerevoli beni accumulati con il loro ingegno accompagnato dalla fortuna, i Ragazzoni diventati ricchi e potenti, avevano in Sacile, "nobile per il sito e la civiltà delli habitatori" , un mirabile palazzo da loro costruito con tanta magnificenza, splendore e arte da uguagliare i più superbi e grandi di Venezia "per la sua proporzionata grandezza, essendo capace d'ogni grandissima quantità di persone, per la moltitudine delle stanze che vi sono abitabili che trascendono il centenaro, e così ben fatte, adobbate, e fornite che si rendono degne di riceuere e alloggiare qualunque gran personaggio passa da quelle parti" (i Ragazzoni avevano albergato Enrico III re di Francia nell'anno 1574).


Il palazzo aveva tante sale, camere, appartamenti, gabinetti, in un intreccio di tortuosi labirinti. Un'intera carta geografica si rendeva necessaria per conoscere tutti i luoghi pubblici e segreti del palazzo. Spiccava la varietà degli ordini architettonici il dorico, lo ionico, il corinzio, la bellezza del composito: gli scompartimenti di pietre di ogni specie, i lampeggiamenti d'oro e d'argento, incrostazioni di stucco plasmato in varie forme e figure, i mensoloni lumeggiati d'oro, i festoni, i pilastri, gli sfondati, le cornici, le colonne, le volte piene d'oro luminoso o brunito, che con dolcissima, violenza tiranneggiavano gli occhi di tutti.


Le camere dell'imperatrice e della principessa

Le figlie di Giacomo Ragazzoni ricamarono con grande ingegno gli addobbi e gli abbigliamenti delle camere riservate al riposo delle due Cesaree Maestà, vegliarono molte notti con la madre Picabella per riprodurre con artistici ricami di seta e d'oro varie figure di uccelli, di pesci, di rose fiorite, di cavalli guerrieri, di scene di battaglia. Per gli ornamenti la Fiandra fornì le tele, la Spagna le lane, Milano le sete, la Fenicia i colori, l'Arabia gli aromi, le Indie l'oro e l'argento, I'Etiopia i diamanti, I'Eritrea le perle. Vennero riprodotte anche diverse scene mitologiche.


L'aquila nera di marmo

Il palazzo era bello e variamente ornato. C'erano pitture e sculture di favole e storie sacre e profane, parevano effigiate dai più famosi artisti dell'antica Grecia, le pareti erano tutte coperte d'oro e di seta. Erano state confezionate varie aquile nere con due teste coronate, con artigli portanti scettri e nuovi mondi, con diversi motti che alludevano alle grandezze della casa d'Austria. Ma quella di marmo nera, collocata in mezzo al grande cortile, da ogni sua parte, dalle corone d'oro, dai due rostri, dallo scettro e dal mondo, mandava per molti canaletti varie qualità di vini, che invitavano il numerosissimo popolo accorso a dissetarsi in vari modi.


La  porta adornata

La porta principale del palazzo era adornata con alcune immagini e statue simboleggianti le principali virtù dell'imperatrice. Sul fregio dell'architrave era scritto a grandi lettere d'oro il seguente motto: MARIAE AUGUSTARUM MAXIMAE.

Sull'altra porta, che conduceva alla prima grande sala, c'erano tre corone imperiali, tre scettri, tre- stocchi d'oro, che con un bei nodo tenevano legati tre mondi.


2. IL PRIMO GIORNO


Parole di ossequio del vescovo Girolamo Ragazzoni

Giunta finalmente la notizia che l'imperatrice era partita da Spilimbergo, andarono subito ad incontrarla. i tre fratelli Ragazzoni accompagnati da molti gentiluomini delle città circonvicine con molti donzelli scelti dal fiore della gioventù friulana, tutti vestiti sontuosamente.

Quando giunse la nobile compagnia, il vescovo Girolamo Ragazzoni rivolse un breve discorso di ossequio, un "complimento di parole", di cui si riportano alcuni passi: "La Sacra Cesarea Maestà vostra, grandezza dell'Austriaca Casa, honor del Mondo, da tutte le virtù heroiche corteggiata, gradirà d'esser seruita dalla, diuotione di noi tre fratelli: più bramata grazia, maggior honore non ci polena concedere il Cielo, che di poterla seruire. Vi professiamo eterna l'obbligazione dell'eccesso d'honore che degna, fare la Grandezza vostra all'humile tugurio nostro. Venite pur Magnanima Signora a riceuer lieta il fidel homaggio della nostra seruitù, che vi dedichiamo eterna, e riverentissimi vi seruiamo". L'imperatrice gradì sommamente l'affettuoso complimento e così onorato incontro.


L'accoglienza delle Ragazzone

Giunte le Cesaree Maestà in Sacile, sulla porta del palazzo accorsero la madre Picabella e le dodici figlie vestite di raso bianco con i ricami d'oro tutte di una stessa foggia. Tutte erano giulive nel volto. La bellezza dei loro corpi e le loro maniere distinte offrivano uno spettacolo piacevole e una vista gioconda. Uscite le due Auguste dalla lettiga, tutte le Ragazzone caddero in ginocchio con grande umiltà. L'imperatrice era affascinante e la principessa pareva la regina dei fiori. Picabella prostrata a terra, le riverì. Le Ragazzone sembravano un coro di angeli. Le due Auguste rimasero attonite per la meraviglia di un incontro così bello e gradevole; riavutesi dallo stupore, accolsero con uno splendido sorriso le Ragazzone, le baciarono in viso. Poi le due Auguste vennero accompagnate in modo maestoso, con un baldacchino ricamato d'oro, in una bellissima sala, anzi in un superbissimo teatro, dove la meraviglia rappresentava le sue più nobili glorie.


La cena sontuosa

Replicati gli inchini e gli ossequi, le due Cesaree Maestà si ritirarono nelle più segrete stanze per riposare finché, preparate le superbe mense, furono chiamate alla cena, dove ogni cosa portava con sé un infinito numero di meraviglie. Alla cena erano presenti molte dame e cavalieri, accorsi dalle vicine città e quelli venuti dall'Alemanna. Le figlie del Ragazzoni ebbero il compito di servire alla mensa delle Auguste, le damigelle alla mensa delle dame e i donzelli a quella dei tre fratelli con molti signori. Il tutto venne gestito in modo impeccabile, che destò meraviglia. La gioventù, la bellezza, la grazia, la vivacità, la modestia e la prontezza delle figlie Ragazzone nel servire con gentilezza, stupirono l'imperatrice e la principessa.

L'abbondanza a e la varietà d'ogni cosa non cedeva ai conviti di Eliogabalo ne alle mense di Cleopatra. Una cena sontuosa.


3. IL SECONDO GIORNO


La messa al mattino

Stavano allestendo ogni cosa per la partenza, quando le due Auguste lasciarono intendere che era loro gradito trattenersi per qualche giorno ancora a palazzo: il Ragazzoni stimò un onore prolungare il tempo per servirle. Il vescovo Girolamo Ragazzoni celebrò per loro ogni mattina la messa.


La grande festa

Dopo il pranzo si svolse una festa solenne, alla quale partecipò un grande numero delle principali dame e dei cavalieri dei luoghi anche lontanissimi. Non ci fu tipo di danza che non si ballasse, non solo all'italiana ma anche alla francese e alla tedesca, con tanta leggiadria che l'animo degli spettatori era rapito, in preda alla meraviglia.

Le figlie Ragazzone, che erano entrate nelle simpatie delle Cesaree Maestà, furono da tutti applaudite.


4. IL TERZO GIORNO


La battuta di caccia

Il terzo giorno, dedicato alla caccia, fu di straordinario piacere per le due Auguste. Sopra un colle, che signoreggiava una spaziosa campagna, era stato allestito per loro un bei soglio a forma di trono regale sotto un grande alloro.  AIzando gli occhi vedevano la caccia agli uccelli, potevano osservare gli sparvieri ammaestrati e i falconi che, obbedienti, portavano sul pugno dei loro padroni le prede catturate. Se abbassavano gli occhi vedevano come i cani inseguivano le lepri veloci braccate anche dai cacciatori. Anche le figlio Ragazzone parteciparono attivamente alla battuta di caccia.


La candida lepre

Felice fortuna ebbe quella lepre più candida dell'ermellino, che corse ai piedi dell'imperatrice con un cinto al collo che diceva a grandi lettere: DELL' AUGUSTA IO SON, NIUN MI TOCCHI.

Questo episodio, avvenuto per caso o ad arte, riportò applausi e meraviglia tanto che ad un cenno dell'imperatrice furono chiamati a raccolta i cani dai cacciatori con il corno e venne chiusa la caccia. Vennero poi alcune Ragazzone davanti alle Auguste portando loro in dono delle lepri vive, altre comparvero con sparvieri e falconi in pugno, precedute da una ragazzona con un grande bacile d'argento pieno di vari uccelli, quasi morti. Il tutto offerto con recita di poesiole.


Meriti dei fratelli Ragazzoni

Venne rammentato alle Auguste che non era la prima volta che i Ragazzoni ospitavano grandi Principi con ogni magnificenza, che Enrico III re di Francia conservava ancora dolce la memoria degli splendidi onori e dei graditi trattenimenti che gli furono offerti nell'anno 1574.

Venne poi evidenziato il sommo merito di Girolamo Ragazzoni, vescovo di Bergamo, per le sue innumerevoli azioni e per i suoi interventi al Concilio di Trento o, a Famagosta, a Venezia, a Roma e in quasi tutta l'Italia. Si ebbe, quindi, a ricordare che i fratelli Giacomo e Placido Ragazzoni erano stati due ancore alle quali la travagliata nave della Repubblica Veneziana fece ricorso nelle sue maggiori tempeste, anzi due nocchieri esperti che l'avevano liberata da mille pericoli.


Tre giorni felici

Nei tre giorni durante i quali si trattenne a, palazzo con la figlia Anna Maria, l'imperatrice ebbe il suo "contento" maggiore nel conversare con le Ragazzone e nel vederle. Trattò familiarmente con ciascuna di esse. Si meravigliò che con tanta prontezza d'animo si dedicassero alla sua Corona, devotissime per fede e per osservanza, cosa che gradì con molta soddisfazione. In segno di benevolenza l'Augusta donò loro varie gioie, degne della grandezza della Cesarea Maestà, che professò gratitudine per la generosità e la magnificenza con le quali era stata trattata e servita in quella Casa.

Gradì moltissimo le nobili premure dei tre generosi fratelli Ragazzoni: Giacomo, con lei, "discorse di molte cose", Girolamo vescovo celebrò per lei la messa ogni mattina e Placido non tralasciò occasione per servirla.

Le due Auguste trascorsero tre giorni con tanta soddisfazione, dissero di non aver provato tanto piacere in tutto il viaggio che avevano fatto dall'Alemanna a Sacile.


La partenza delle due Auguste

Giunto il momento della partenza, Picabella ebbe ad esprimere in mezzo alle figlie parole devote alle due Auguste. L'imperatrice disse di essere stata contentissima delle loro affettuose dimostrazioni e le pregò di serbare nei loro cuori la sua simpatia. Poi le abbraccio e le baciò tutte, come aveva fatto il giorno del suo arrivo a Sacile.

Partì da Sacile allietata e soddisfattissima e, in compagnia della figlia principessa, seguitò felicemente il suo viaggio verso la Spagna.
































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La lapide dedicata alla visita dell’imperatrice dove si trova oggi. Un tempo era posta sulla Torre dei Mori e poi era stata spostata sul muretto del ponte sulla Livenza.


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