Racconti e poesie
Racconti e poesie
Associazione
Circolo della Cultura del Bello
Sacile
Sposi
Alte volano ora,
tra comignoli
e guglie,
allegre di festa
le voci,
come garrule
rondini in volo
e sul broccato
di questo
cielo lontano,
nuova brilla ora
una stella.
D’oro rifulge,
dei vostri nomi
lucente
nell’infinito
libro della Vita.
Alti si levino, ora
di dorate uve
gli ambrati calici
e l’augurio
di Vita e d’Amore,
gioioso
sovrasti ogni
voce di festa
che, lieta
s’innalza nel cielo.
Giorni verranno
poi, sempre
più nuovi
e passeranno;
resta l’Amore.
Paolo Volpe
05.04.2007
Acqua
Acqua che amorfa ed eterna
resti da sempre uguale ed
identica in te, eppur muta
e fluente partecipe
del tempo infinito,
raccontami ora del cielo
e del mare, del liquido andare
del placido fiume e di fresche
sorgenti lontane, di piogge e uragani
e dell’urlo tremendo dei venti;
in te vita e morte di mille
foreste, perdute nel tempo
ritrovo e d’uomini antichi ed
immemori, trascorsi su
questo misero grano di terra;
di tutti partecipe ed intima,
generosa essenza vitale,
racchiudi salate e lucenti, lor stille
infinite di gioia e dolore, di sangue
e fatica, di duro, afroso sudore;
ma d’un bacio il profumo
e d’eburneo latte di madre
il dolce calore hai pure raccolto.
E mentre ora scorri veloce,
fresca tra le mie mani, in
questo mio tempo distratto,
pure, sei parte di me;
Sento che ancora
l’immagine e l’ombra odorosa
del pino, gelosa contieni;
in te ancora ritrovo il fruscìo
lucente del sole che sorge,
di foglie perdute e di un fiore l’essenza sottile,
dell’arco del cielo i sette colori e
stellati, algidi fiocchi di neve.
In te il fragore assordante
d’audaci cascate e della risacca
il salso profumo del mare risento,
come il rombo tremendo del tuono
e la tinnula goccia nel buio del bosco;
perle, poi, scintillanti raccogli
di fresche mattutine rugiade;
della fontana l’allegro gocciare
mai domo e, tra le rocce, del torrente
impetuoso il tortuoso rombare.
E prima che ancora tu vada lontano,
portando con te le tracce di questa
mio vivere ignaro, so che anche di me, ad altri,
che ancora verranno, or parlare saprai,
nel tuo eterno, fluire infinito.
Paolo Volpe
Sacile, 02.10.2004
Tema
Giorni che volano via,
come foglie impazzite,
mi fanno sentire tradito.
Il vento sottile del tempo
schiaffeggia, impietoso,
il mio viso ridente di ieri
e ogni schiaffo mi scava
la pelle; è un solco, una ruga,
un segno indelebile di
calligrafia, sul foglio, già
colmo di pieghe, della mia vita.
Ed è lì, allo specchio, che
ancora rileggo i miei giorni…
passi che ormai sono andati
troppo veloci, senz’altro ritorno.
Nessuno corregge gli errori
e la bella e la brutta ti
restano dentro, nel tema già
svolto e compiuto, che ancor
rivedere vorresti, ma che,
ormai, sta volgendo alla fine.
Nulla so del giudizio, o del
voto finale; solo speme
ripongo, fidente, nel Grande
Maestro, che causa d’errore
comprenda e, generoso,
il mio vivere perso, perdoni.
Paolo Volpe
Sacile, 14.02.2004
Gorgazzo
E’ lì che nasce il mio fiume:
nell’ acqua azzurra e profonda
ove il placido gorgo accarezza
ed acconcia l’alga del fondo
che, morbida chioma,
da liquido vento par mossa.
Lì, foglie già stanche e ormai sole
narrano, lievi danzando nell’acqua,
sussurri che furon di vento tra i lecci.
Lì ritrovo l’arcana Liquentia, (*)
già dono di tempi perduti e di dei,
perenne mistero, solenne e silente,
d’algide nevi lontane, limpida essenza.
Guglie di bosco, che l’acqua rimira,
ritagliano neri merletti di cielo lontano
e l’animo affranto, or pago riposa,
nella fresca e profonda bellezza
di tempo e di spazio, ch’altrove non c’è.
Paolo Volpe
Sacile, 27.01.2003
(*) Antico nome del fiume Livenza
in epoca medioevale.-
Neve
Non posso staccarmi dal vetro:
assente da tempo, oggi
è tornata a fioccare la neve!
M’ha sorpreso ancora,
con l’antico stupore
del suo bianco silenzio
e pare che tutto
si sia, di colpo, fermato
a sognare il calore, celato dai tetti,
che le stanche volute di fumo,
d’un occhiuto camino,
invece, disvelano lente!
Anche i pensieri diventano neve,
ondeggiano lievi, quasi
indugiando, nel cielo dell’anima,
come quei fiocchi, che pigri
discendono, infine, a coprire
azzurre le ombre del giorno.
Sogni e dolci pensieri
distesi nel tempo,
placidi e grati ricordi
d’un caldo cantuccio raccolto,
d’antichi e semplici giochi,
di sempre eppur d’oggi,
di sicure armonie già paghi
d’una voce suadente
e d’uno sguardo di madre.
La luce puntuta del cielo
ogni ombra azzurrina cancella,
ma ancora tradisce
del passero l’orma
sul bordo innevato che,
caldo piumino,
pare proteggere
il colmo del muro,
che l’edera antica raccoglie.
Anch’io vorrei trovarmi là
fuori, a sfida col freddo,
a scrivere impronte di neve nel tempo,
tra volute di freschi respiri,
che pensieri e parole già svelano;
ma poi ci ripenso,
preferisco restarmene qui,
ove ascolto, in silenzio, l’ora
che ancora più lenta trascorre.
Sussurri e profumi assaporo
del fuoco, che già del grato
croccare del pane è promessa
mentre sogno, prigioniero
d’un libro incantato, epoche antiche
e remoti luoghi perduti,
che mi trascinano via, lontano,
con la forza d’un lieve pensiero,
grato ed antico, come questo
mio tempo, che, ormai, s’è fermato
anche lui, qui, con me,
dietro il vetro.
Paolo Volpe
Sacile, 09.01.2003
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