TESTAMENTO DI IACOMO RAGAZZONI ULTIMA PAGINA

Associazione Circolo della Cultura del Bello - Sacile - (Pordenone)

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Et volendo io pur mostrar qualche segno del singolar amore, ch'io porto al mio carissimo Nepote et più che figliuolo Giacometo figliuolo di Benedetto, Et acrescere, et conservar l'honorevolezza di casa nostra più che sia possibile, Ho deliberato di far una primagenitura, sicome io facio della mia casa di Noventa, Mobile di quella, et altre fabriche di Noventa con campi settanta doi in circa di terra che io mi ritrovo in quella villa, et altri contorni in quelli lochi, non compreso li campi sei in circa, che sono vicini alla fornasa nella persona sopradetto Giacometo mio carissimo Nepote figliuolo di Benedetto, et similmente di lascio in questa primagenitura gli miej Beni di Padova, con carico però di dover rispondere al Reverendo Rettore di San Pietro della Chiesa di Noventa li ducati quaranta all'anno, De affitto longho, overo livello, che si li pagano sopra una parte delle terre predette, et di pagar similmente lire ottanta de piccioli all'anno, che si pagano de livello alli foresi e resta sopradetti beni di Padova, Et di pagar anco le gravezze, che occorerano pagarsi à Venetia per conto delli beni soprascritti. Et perché sopra esse terre di Noventa hebbi già a livello da Madonna Isabetta Trivisana mia figliuola ducati cinquemille a francarmi a mio beneplacito, Et de miej descendenti, Lascio, che gli prò de essi livelli siano pagati con altre mie entrate, et similmente il Capitale, quando parerà alli miej heredi, et successori di francarsi, sij pagato dico con altri miej effetto, et capitali, talmente che li Beni di questa Primagenitura non possine esser mai molestati in cosa alcuna per tal conto; Volendo però, che mentre li miej figlioli Benedetto et Monsignor Vettor Reverendissimo Arcivescovo di Zara, o alcuna di essi viverano, che sia a loro commodo, et uso la casa di Noventa soprascritta, et mobilia di quella, et che le entrade vadino in solevamento delle spese ordinarie di Benedetto mio figliuoli et sua famiglia, et questo per il corso di anni vinti dopo la mia morte li quali passati se intenda, che Giacometto sopradetto ne resti libero patrone di esse entrate. Et perche per vigor del testamento del quondam Reverendissimo Vescovo di Bergamo mio fratello et similmente per quel poco, che lascio il quondam Marcheto mio nepote possono participar li soprascritti miej figliuoli anco le carati tré in circa per uno nelli beni soprascritti. Prego caramente gli miej Carissimi figlioli Benedetto, et Monsignor Vettor Arcivescovo di Zara, che si contenti di usar il medesimo segno d'amore, ch'io uso verso il sopradetto mio Carissimo  Giacometo, gratificando, et honorando per questa via questo figliuoli dolcissimo, et il mio nome con l'approbatione delle presente mia ordinatione per quanto importa il sopradetto loro piccoli interesse, Et quando non che siano rifatti con altri miej beni, overo rispostoli quella portione d'entrate, che possi loro locare per questo conto dell'entrate delli altri miej beni. La qual primagenitura voglio, et ordino, che sij perpetua di Primogenito in Primogenito, et mancando il primo senza figliuoli succeda il secondo, et cosi successivamente, et perpetuamente fino, che si trovaranno miej descendenti mascoli legittimi et nati di legittimo matrimonio. Dando pero libertà alli miei figliuoli Benedetto, et Monsignor Vettor Arcivescovo di Zara, che quando paresse loro, et giudicassero più a proposito delle cose di casa mia, divender alienar, or permutar li beni applicati alla Primagenitura, voglio, che in questo essendo tutti dui d'accordo possine farlo, mentre però che il tratto de tali beni sij investito in altri fondi idonei, quali restino sempre sottoposti et obligati alla medesime condittione contenute nella institutione di detta Primagenitura; Et nella istessa libertà voglio, et stabilisco, che sia ancora Giacometo mio Carissimo Nepote figliuoli di esso Benedetto, overo altro mio Nepote, che sucedesse a lui in detta Primagenitura, pervenuto però, che sarà all'età d'anni trenta et non prima. La mobile, massaricie, et argenti, che si ritrovarano cosi in questa mia casa di Venetia come in tutte le altre mie Case fuori di questa Città in tempo della mia morte, non voglio che possine esser divise, ne transportate in altre parte, ma che siano p er uso, et ornamento di dette case le quali restino in habitatione, et a comodo di miej figlioli Benedetto, et Monsignor Vettor, Arcivescovo di Zara. Et che il Bacil, et Ramin dorato che erà del quondam Reverendissimo Vescovo di Bergamo mio fratello, sij de Benedetto mio figliuolo, havendo l'altro Bacile simile, pure, dell'istessa heredità si ben di alquanto mino peso il Reverendissimo Monsignor Vettor mio figliuolo alla sua andata a Roma. Et il mio Diamante a fazzette, con il quale io fui infeudato del feudo di Santo Odorico dal Serenissimo Principe Mocenigo, che è cosa di singolar bellezza, et di molto valore, lo lascio al mio Carrissimo figliuoli Benedetto, come Primogenito et di poi la sua morte vadi al Reverendissimo Monsignor Arcivescovo di Zara mio carissiimo figliuoli da esser goduto in vita sua, et di poi la sua morte vadi al mio Carissimo Nepote Giacometo Ragazzoni, et poi vadi di tempo in tempo al Primogenito che resterà beneficiato della Primagenitura. Et le Regalie delle mie entrate vadino per viso. et commodo di Benedetto, et similmente di Monsignor Reverendissimo mio figliuolo mentre si ritorvara de qui.

Il residuo di tutti li miej beni, mobili, stabili, presenti, et futuri, effetti, crediti, et debiti, che vi sarano lascio uqualmente per metà alli miej amatissimi figliuoli Benedetto et Reverendissimo Monsignor Arcivescovo di Zara da esser goduti insieme, overo, come meglio parerà a loro, et doppo loro alli figliuoli mascoli legitimi, et nati di legittimo matrimonio del mio carissimo figliuolo Benedetto, se ve ne sarano, nelli quali figliuoli possine li sopradetti Benedetto, et Monsignor Vettor  Arcivescovo di Zara ogn'uno per la parte sua lasciar più o meno della mia facoltà second parerà a loro; Et essendomi figliuole femine di legitimo matrimonio di Benedetto, voglio, che sia diposto di loro nel modo che all'uno, et all'altro delli miej sopradetti figliuoli parerà. Et quando occoresse che al tempo della morte dell'uno, et dell'altro delli sopradetti miej carrissimi figlioli vi fosse figliuoli mascoli legitimi, et nato leggitimo matrimonio di Benedetto mio figliuolo, ne meno altri discendenti suoi mascoli legittimi come di sopra; In questo caso voglio et cosi ordino, et stabilisco, che li sopradetti miej figliuoli Benedetto et Monsignor Vettor Arcivescovo di Zara, ciascheduno di loro per la sua parte possa disponer della mia robba a sua beneplacito pregandoli in tal caso di aricordarsi delle mei figliuole sorelle loro, et de suoj figliuoli. Non possendo però haver luoco la disposizione di Benedetto, senzo doppo la morte di Monsignor Vettor Arcivescovo di Zara suo fratello, qual in questo caso resti usufruttuario vivendo. Et similmente non possendo haver luoco la disposizione di Monsignor Vettor sopradetto, se non doppo la morte di Benedetto suo fratello senza discendenzia masculina legitimi, come di sopra qual similmente in questo caso resti usufi-utturia in vita sua. Et quando per qualsivoglia causa, o accidente paresse alii sopradetti Benedetto et Monsignor Vettor Arcivescovo di Zara miej figliuoli tutti doi d'accordo insieme divender, alienar, permutar li miej beni, o parte di essi, prender a cambio, a livello, o altro interesse voglio che possine liberamente farlo, essendo pero tutti dui d'accordo insieme, et non altrimente, et questo nonostante le condittione sudette.

Mi resta solo di pregar quanto più ordentemente posso l'uno et l'altro delli miej amatissimi figliuoli, che vogliono viver insieme con ogni sorte di fraterno amore, et carità. Et che Monsignor Reverendissimo si compiacia esser a Benedetto suo fratello et a Giacometo suo carrissimo Nepote amorevolissimo prottettore, benefattore, et Padre: Procurando per ogni mezzo, et via lui possibile il beneficio loro. Et di questa Casa, che è stato sempre il fondamento principale di tutte le case nostre, sicome essorto, et pregio sicuramente Benedetto di viver col sopradetto Monsignor Reverendissimo suo fratello con ogni termine d'amorevolissimo, et cordial affetto. Alli quali miej carrissimi figliuoli ricordi con ogni instantia maggiore a imitatione mia. Et de tutti gli altri miej fratelli, et de nostri maggiore ancora di vivere sempre con gli animi devotissimi, et pronti verso questo serenissimo Dominio, dal qual mi rendo certo che con molto benegnita sarano sempre miej figliuoli, et posteri abbraciata et protteti, come mèmbri discendenti da una famiglia tanto devota a questa Serene Republica. Et col darvi la mia paterna benedetione

pregandomi dal Signor Iddio ogni vero contento, et che vi racordiate dell'Anema mia, vi lascio in pace.

Adì 7 Maggio 1609

Particolari della Cappella gentilizia voluta da Iacomo e realizzata dal figlio Monsignor Vettor Reverendissimo Arcivescovo di Zara. Il tema iconografico riporta alla passione di Cristo.

Putto che sostiene il cornicione

Putto che osserva ”imbronciato” gli avvenimenti.

Putto che agita una tenaglia

Putto che si rivolge verso un gallo simbolo deile ansie di Pietro. Tutti i putti sono dei simboli che interpretano le direttive date dal Concilio di Trento.

Putti che sorreggono un cesto con martello, tenaglie e chiodi, strumenti delle torture e della morte di Cristo.

Visione di una parte della Cappella Gentilizia di Palazzo Ragazzoni. Al centro della cupola troviamo lo Spirito Santo coronato da angeli dal quale si irradiano raggi dorati. Una raffinata decorazione completa le parti restanti della cupola.

Concludiamo riportando le ultime parole del testamento di Iacomo:

“Come membri discendenti di una famiglia tanto devota a questa Serenissima Repubblica”. (Riafferma la lealtà di tutta la famiglia alla Repubblica Veneta).

“Col darvi la mia paterna benedizione pregando il Signor Iddio ogni vero contento, e che vi ricordiate dell’Anima mia, vi lascio in pace.” (Iacomo esprime la speranza del perdono divino).

Elargizione

dell’eredità e istituzione della primogenitura

Iacomo ordina

che gli eredi

rispettino le

sue decisioni


Senza nulla

pretendere dopo la sua morte


Giacometto figliolo dolcissimo

Raccomandazioni a Giacometto

Iacomo vuole che l’età  di chi gestirà il patrimonio della famiglia sia  di almeno anni 30

Descrizione del diamante donato dal Doge Mocenigo

al Conte Iacomo

Chiude il testamento con le ultime volontà

indicando ai figli i valori da rispettare:

fedeltà alla Repubblica, alla Chiesa

e amore per la Famiglia.