Il Consiglio dei Dieci decise di inviare un ambasciatore a Costantinopoli per trattare con Selim II.

La scelta cadde su Iacomo Ragazzoni, ritenuto persona molto abile ed esperta, quindi adatta  ad ottenere i migliori risultati. Il compito era quello di patteggiare la restituzione dei prigionieri, delle mercanzie intercettate, e la pace separata con gli Ottomani.

Iacomo, gran gentiluomo, fu felice di accettare l’incarico e rinunciando a qualsiasi proposta di assegnazione di navigli o altro, il 5 maggio 1571, partì alla volta di Costantinopoli su una ben munita e comoda galea di sua proprietà. La navigazione si svolse tranquillamente e sei settimane dopo entrò a Costantinopoli. Trattò prima con il figlio del Visir (per ottenere l’incontro con il gran Visir Sokolli e Selim II). Fatte queste prime mosse, a Costantinopoli fu  ricevuto con grandi onori, ebbe libertà di movimento, anche se il gentiluomo seppe muoversi sempre con grande prudenza e discrezione.

Egli annotava tutto ciò che vedeva: i preparativi che  gli ottomani facevano per la guerra, la quantità e qualità delle navi, delle munizioni, ecc..

Associazione Circolo della Cultura del Bello - Sacile - (Pordenone)

Nave Reale spagnola, Museo di Barcellona

Costantinopoli, Palazzo Mocenigo - Venezia

Contemporaneamente, continuavano le trattative con il Visir e Selim. Iacomo, aiutato da Marcantonio Barbaro (politico veneziano), dopo lunghi e talvolta difficili patteggiamenti condotti dai  con grande fermezza, concordarono con i due mussulmani un trattato (si presume che prevedesse anche  una pace separata tra  la Repubblica Veneta e gli Ottomani). Entrambe le parti sottoscrissero i negoziati e la partita sembrò chiudersi felicemente per i veneziani.

Però, purtroppo, gli assalti dei Turchi alla Fortezza di Famagosta ripresero violenti.  Gli appelli della Serenissima ai Principi Cristiani per una Lega Santa fecero precipitare la situazione a Costantinopoli. Iacomo e il Barbaro vennero convocati alla presenza di Selim, il quale, furibondo, stracciò i trattati appena concordati, gridò, insultò Venezia e il Ragazzoni, minacciò rappresaglie terribili e così via.

Iacomo capì subito la gravità della situazione, di notte fuggì, e con un viaggio di fortuna tornò a Venezia.

Il Ragazzoni riferì subito al Consiglio dei Dieci l’accaduto, raccontò degli armamenti, della crudeltà e inaffidabilità degli Ottomani, delle minacce per Venezia e i suoi possedimenti, ecc.


Intanto, però, a Roma si stavano muovendo le acque: l’alleanza fra gli stati cattolici si stava consolidando,  procedeva anche la decisione sulla catena di comando e la spinta dei negoziati a favore della Lega era sempre più decisa e condivisa.