AI TEMPI DEL COVID-19
Rassegna letteraria
LA LUCE OLTRE LA SIEPE
Non c’è solo il buio
oltre la siepe:
nel giardino vicino
esplodono i candidi fiori
della superba magnolia
che offre i suoi rami
al sole primaverile…
Nuvoletta rosa è il pesco,
che sfiora l’azzurro
di un cielo infinito.
Tempestato di margheritine,
il prato mostra orgoglioso
i magici soffioni gialli,
pronti a offrire alle api
il dolce miele di domani.
Non sanno del virus
che sta sconvolgendo
l’intero pianeta.
Dietro la siepe
dei camici bianchi,
persone generose
offrono la loro vita
per cercare di salvare
altri esseri umani:
regalano un sorriso
solo con gli occhi
nascosti dagli occhiali,
non con la bocca,
fasciata dalla mascherina.
In quell’attimo muto
la luce trionfa.
Il buio scompare.
Titti Burigana
Sacile, 24 marzo 2020
CANDIDA COLOMBA
Signore,
che avresti salvato Sodoma
per dieci giusti,
risparmia nel mondo,
devastato dal coronavirus
popoli atterriti,
confusi e smarriti.
Molte delle Tue creature
hanno dato la vita
per salvare altre vite.
Alcune sono accorse
dove il male faceva strage,
senza esitazione,
a volte senza protezione.
Nelle città blindate,
altre hanno aiutato
persone sole, malate:
hanno sempre dato, regalato.
Hanno condiviso
con i disperati superstiti
il profondo dolore
di non aver potuto
tenere nella propria mano,
per un’ultima volta,
la mano dell’amata.
Per quei giusti, salvaci Signore,
Tu che sei infinito amore!
Nell’azzurra immensità
di questa splendente mattinata,
si libra una candida colomba,
segno di pace e di serenità.
Titti Burigana
Sacile, 5 aprile 2020
Domenica delle Palme
COMMENTO AL CANTO XXVI DELL’INFERNO DI DANTE E AL CORONAVIRUS
Quando Adamo ed Eva mangiarono del frutto dell’albero della conoscenza, che cresceva al centro del giardino dell’Eden, con il peccato originale hanno regalato all’umanità la facoltà per discernere il bene dal male. Per questa disobbedienza Dio li scacciò dal giardino terrestre. Il Signore Dio disse allora: ” Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva per sempre! “…. Scacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino dell’Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all’albero della vita. Andandosene, sicuramente, Adamo ed Eva si saranno rammaricati di non essere riusciti a mangiare anche dell’albero della vita, e da quel momento la loro discendenza ha sempre cercato di rifarsi evolvendosi, a volte anche tentando di sostituirsi a Dio stesso. L’Ulisse, che Dante immortala nel ventiseiesimo canto dell’inferno, è la figura più rappresentativa di uomo dotato di insaziabile curiosità, che vuole oltrepassare il limite della conoscenza umana e cerca di scoprire terre a quel tempo conosciute solo da Dio. “ Non vogliate negar l’esperienza di retro al sol, del mondo senza gente”. Lo fa con il solo uso della propria ragione, sacrificando l’amore per la famiglia e la propria terra, e convince i suoi compagni a seguirlo trasmettendo loro la stessa sua voglia di sapere. “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtude e conoscenza”. Sembra che Dante metta Ulisse nell’inferno solo per l’inganno del cavallo di Troia, per l’imbroglio nell’allontanare Achille da Deidamia e per il furto del Palladio, “ La dentro si martira Ulisse e Diomede, e così insieme a la vendetta vanno come a l’ira” ma in realtà Ulisse viene castigato soprattutto per aver oltrepassato il limite concesso da Dio all’umanità. Mentre la nave affondava,“ Tre volte il fé girar con tutte l’acque; a la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giù, com’altrui piacque, infin che ‘l mar fu sovra noi richiuso” Ulisse non penso abbia usato gli ultimi istanti di vita per pentirsi delle sue gesta temerarie ma, come Adamo ed Eva, si sarà rammaricato di non aver raggiunto l’alto monte, luogo soprannaturale. Noi, uomini e donne moderni, discendenti di Adamo e Eva, non abbiamo saputo far tesoro di questi e altri ammonimenti che Dio Creatore ci ha inviato nei secoli tramite le calamità naturali, ma abbiamo continuato a oltrepassare i limiti imposti dalla natura stessa, con la scusa della ragione, della scienza e del progresso. In questi giorni la natura ci ha stoppati con il coronavirus. Paura, sofferenza e morte stanno invadendo il mondo intero e ci fanno capire quanto siamo impotenti. Quando supereremo questo difficile periodo, a differenza di Ulisse, Adamo ed Eva, non dobbiamo rammaricarci per quello che non abbiamo raggiunto nella vita, potere, ricchezza, gloria, bellezza, ma dobbiamo cercare di impegnarci per vivere un futuro più coerente con la natura che ci ospita da sempre. E magari, ricordando tutte le persone morte dopo tanta sofferenza, in totale solitudine, senza il conforto dei propri cari, orfani anche di un decente funerale, possiamo rivolgere una preghiera di ringraziamento al nostro Creatore per tutti gli operatori che hanno lavorato con totale dedizione per superare questo momento difficile e per salvare più vite possibili.
Alberto Quintavalle, Sacile 23.03.2020
IN ATTESA DI UN’ALBA NUOVA
Quiete scorrono le ore
nel silenzio surreale della via,
nell’intimità della casa smarrita.
Solo il trillo d’usignolo
si perde melodioso nel buio della notte…
E al chiarore purpureo dell’aurora
il garrulo merlo
saluta la sua allegra giornata
con un frullar d’ali carezzevole, vivo…
sui rami d’ulivo, nel folto
celato il suo nido,
e con flautato fischiar
risveglia il muto giardino
allo sbocciar vivace della natura
nel dolce tepore… indifferente,
ignara d’ogni respiro,
d’ ogni mio battito e tremore.
Una vita sospesa all’ombra greve
di nuove paure nella scoperta fragilità
che s’aggrappa agli affetti più cari vicini e lontani
presenti anche in assenza di abbracci reali.
Fervida è la mente, non conosce recinzione:
ascolta, s’informa, legge, riflette
e scopre nuovo spessore nel segno del dolore.
E l’anima con gli occhi del cuore
tutto sente ed accoglie:
voci, suoni, rumori, tenerezze e desideri…
in un vorticoso susseguirsi d’emozioni e di pensieri…
nella speranza di colmare il vuoto
che ognuno cela in sé.
E s’apre al mistero della vita
con nuovo coraggio e consapevolezza
in fiduciosa attesa che passi il tempo
dell’invisibile insidia
e un’alba nuova ci accolga senza ombre
in un sorriso di pace.
Marilena Parro Marconi
Rosanna Cracco
IN ATTESA
Ti guardo aldilà della finestra alba mattutina che non arrivi più.
Rimango nel buio della notte
e penso ai colori dell'arcobaleno.
Ho attraversato strade piovose
in mezzo a bufere di tempeste peggiori.
Ed ora sono qui ad aspettarti immobile nel profondo deserto della mia anima.
Giornate di sole e notti di luna
mi trovano sempre in attesa.
Cerco nell'aria un filo di aquilone
dove poter appendermi e tornare in libertà.
Raffaella D. S.
SENZA RESPIRO
L’invisibile virus
non ha colpito solo voi,
contagiati e ammalati,
a volte abbandonati
in anonimi letti, che
cercate affannosamente
un soffio di quella vita
che sentite svanire
come nuvola bianca
sospinta dal vento…
voi che con tenacia,
resistete al nemico,
spesso inutilmente.
Il coronavirus
ha colpito anche noi,
increduli prigionieri
nelle nostre case,
dove il silenzio risuona
nelle stanze, vuote
di voci e di sorrisi.
L’aria primaverile
ci invita a spalancare
le finestre e a uscire.
Nonostante il sole,
nuotiamo nella nebbia,
cerchiamo l’azzurro,
stiamo naufragando,
stiamo sprofondando
ci manca il respiro…
Ma, inaspettatamente,
senza averlo chiamato,
ci soccorre amore,
il grande dimenticato.
Titti Burigana
Sacile, 19 aprile 2020
EVASIONE
Come è piccolo il mondo
sempre guardato da recluso
dalla stessa finestra
che pur non ha inferriate.
Ma lo vedi allargarsi
Il mondo
ritornare poco poco più grande
se decidi d’evadere.
Scavalchi la finestra
per rivedere la contrada
e imboccare una strada di campagna.
Strada deserta
ma ugualmente copro il volto
filtro il respiro in depressa libertà.
Ma quando vedo in lontananza
l’avanzare di due sconosciuti
ho un sobbalzo
e mi sento come una recluta
in libera uscita fuori orario
che incontra l’inesorabile ronda.
Ma quando c’incontriamo
m’accorgo che anche loro
hanno il volto nascosto
e ci scambiamo un saluto
da lontano
con cenno della mano.
Dario De Nardin
LA LIBERAZIONE
Non ti vedo maledetto!
Mi costringi al rispetto
del tuo essere irrequieto
che gioca a nascondino
col mio e tuo destino.
Son rinchiuso dentro casa
tutto fuori mi contagia,
alle cure non ti arrendi
non ti vedo e tu mi prendi.
Sei un essere vigliacco,
io passo al contrattacco:
non ti creder d'esser eterno
di tenermi in questo inferno!
Ora chiamo un esorcista
che ti tolga dalla vista,
Che ti pori all'estinzione
con la sua benedizione.
Col sapone e l'amuchina
già comincia la rovina,
ma la formula perfetta
Lui prepara in tutta fretta:
vade retro, clandestino,
ti estinguono col vaccino!
Toglierò la mascherina,
scenderò nella cantina,
mentre tu rimani secco
mi ubriaco di prosecco.
Finalmente liberato
corro, corro a perdifiato
a baciare il mondo intero
che mi manca per davvero!
Fernanda Tiveron
maggio 2020
DANTEDÌ E ANNUNCIAZIONE
In questi giorni carichi di angoscia potrebbe risultare utile rileggere (o leggere) jl canto XXIV del Paradiso di Dante per riscoprire il significato della "fede".
Dante viene esaminato da San Pietro, il quale domanda: "DI', buon cristiano, fatti manifesto: fede che è?"
Risposta di Dante: "...fede è sustanza di cose sperate e argomento delle non parventi; e questa pare a me sua quiditate". (Paradiso, XXIV, 64 - 66).
La risposta di Dante ricalca i concetti espressi nella "lettera agli Ebrei
DANTEDÌ SEGUITO
Dicevo che la risposta di Dante
ricalca i concetti espressi nella "Lettera agli Ebrei". Secondo l'autore (San Paolo o un discepolo) la fede è il fondamento della nostra speranza nell'eternità della vita futura e l'argomentazione razionale in base alla quale noi crediamo in realtà che non ci è possibile vedere da vivi.
Sarebbe interessante analizzare lo sviluppo dell'esame, ma lasciamolo alla CURIOSITÀ degli interessati.
Oltre alla festa dell'ANNUNCIAZIONE, oggi si ricorda il cosiddetto "Santo Buon Ladrone".
Si chiamerebbe DISMA, secondo gli "Atti di Pilato (un vangelo apocrifo).
La fede in Cristo figlio di Dio crocifisso senza colpa, unitamente al riconoscimento della giustezza della propria condanna per i reati commessi, gli ha fatto guadagnare il Paradiso!
Vincenzo Dell'Utri, 25 Marzo